Tecniche di riduzione del danno e Violenza di Genere

Difesa a Uovo per la riduzione del danno

La violenza di Genere e Domestica rappresenta una delle forme più insidiose di aggressione, spesso alimentata da rapporti affettivi malati e tossici. Diversamente da altri tipi di violenza, essa si radica all’interno di relazioni di lunga durata, dove il legame affettivo-psicologico gioca un ruolo cruciale. Questa dinamica rende la difesa personale in contesti di violenza di Genere e Domestica particolarmente complessa, poiché le emozioni, il senso di colpa e la paura si intrecciano in un nodo difficile da sciogliere.

La natura dell’aggressione domestica e di genere

Un aspetto distintivo della violenza domestica e di genere è l’approccio selettivo dell’aggressore. Gli atti violenti sono spesso pianificati per evitare segni evidenti o conseguenze che possano attirare l’attenzione di terzi. Caratteristiche comuni sono:

  • umiliazioni psicologiche: che minano l’autostima e il senso di identità della vittima
  • prese di controllo: come impedire alla vittima di muoversi liberamente o limitare le sue decisioni
  • violenza fisica “calibrata”: schiaffi, strattonamenti e strangolamenti indirizzati a lasciare pochi o nessun segno visibile.

In un simile contesto, una reazione fisica diretta potrebbe risultare controproducente, rischiando di innescare un’escalation violenta. L’aggressore, percependo una minaccia alla sua posizione dominante, potrebbe intensificare gli atti aggressivi, colpendo bersagli più sensibili come il volto o usando una forza maggiore, con conseguenze potenzialmente letali.

La riduzione del danno come obiettivo

In una situazione di violenza domestica o di genere, la difesa personale deve mirare prima di tutto alla riduzione del danno. Questo significa:

  • adottare comportamenti che placano o limitano la violenza fisica nel momento dell’aggressione
  • mantenere la calma per non provocare reazioni ancora più violente
  • evitare di rispondere con forza fisica, a meno che non si tratti di un’azione indispensabile per preservare l’incolumità immediata

L’obiettivo principale è arrivare alla fine dell’aggressione con il minor danno possibile. Una volta terminata questa fase, è essenziale verificare i danni subiti, cercare rifugio in uno spazio sicuro e valutare le azioni successive.

La reazione come punto d’arrivo, non di partenza

Una reazione fisica efficace può trovare spazio solo quando la vittima ha intrapreso un percorso di consapevolezza e di separazione emotiva dalla relazione tossica. Questo richiede:

  • il riconoscimento della violenza come parte di un ciclo sistemico e distruttivo
  • il superamento della paura e del senso di colpa che spesso immobilizzano
  • la volontà di porre fine al rapporto, assumendosi il rischio di un confronto diretto o di una fuga strategica

Tentare una reazione violenta senza questo processo di preparazione psicologica e affettiva può portare a conseguenze ancora più gravi, sia fisiche che emotive.

Quali tecniche adottare per la riduzione del danno?

La “difesa a uovo" è una tecnica utilizzata in alcuni contesti di difesa personale per ridurre i danni durante un'aggressione fisica, in particolare quando la vittima è a terra o in posizione di svantaggio. È una postura che mira a proteggere le aree vitali del corpo minimizzando l'esposizione ai colpi. Nel contesto della violenza domestica o di genere, questa tecnica può diventare un'importante risorsa per gestire situazioni di aggressione fisica, soprattutto quando non ci sono immediate possibilità di fuga o di opposizione attiva.

Adottare la posizione a "uovo" in queste circostanze consente alla vittima di proteggere zone vitali come la testa, il collo e il tronco, riducendo il rischio di lesioni gravi. L'obiettivo è limitare i danni fisici durante un'escalation violenta, preservando quanto più possibile l'integrità fisica fino alla cessazione dell’aggressione. Questa tecnica si rivela particolarmente utile in situazioni in cui l'aggressore cerca di esercitare il controllo attraverso prese o colpi mirati a infliggere dolore senza lasciare segni evidenti, come schiaffi o strattonamenti.

Difesa a "uovo": come e perché

Caratteristiche della posizione a "uovo"

  1. protezione della testa e del collo, garantita dalla copertura con le braccia, sia a terra che in piedi
  2. protezione del tronco, ottenuta con una posizione raccolta del corpo, per quanto possibile quando si è in piedi
  3. protezione del basso ventre, realizzata chiudendo le gambe e con una retroversione del bacino, se possibile con flessione della/delle gambe
  4. esposizione volontaria di zone meno sensibili, come gambe, braccia e gomiti, per offrire bersagli capaci di assorbire i colpi senza compromettere le parti più vulnerabili del corpo
  5. movimenti limitati e coerenti con le aspettative dell’aggressore, basandosi sullo storico delle aggressioni precedenti

Nel contesto della violenza di genere e domestica, la difesa a "uovo" rappresenta una gestione passiva e sottomessa dell’aggressione. Questo approccio si allinea con le aspettative dell’aggressore, riducendo il rischio di escalation della violenza e minimizzando i danni fisici.

Se effettuata a terra, la difesa a uovo completa e offre la massima protezione del corpo. Se eseguita in situazioni contro un muro o un mobile, diventa una mezza posizione a uovo, in cui una gamba può essere usata per proteggere il ventre, spesso un bersaglio tipico in questo tipo di aggressioni. In queste condizioni, l’equilibrio, anche su una sola gamba, è facilitato dal supporto della parete e dall’eventuale presa dell’aggressore.

Infine, nel caso di aggressioni in piedi, la posizione a "uovo" richiede un compromesso complesso tra la protezione di testa e volto (prioritari), quella del tronco e il mantenimento della posizione eretta, cercando di evitare una caduta a terra che potrebbe aumentare la vulnerabilità.

Limiti(?) della difesa a "uovo"

Adottare una difesa passiva che non consente una risposta attiva potrebbe sembrare un errore tattico. Tuttavia, in situazioni di violenza domestica e di genere, è fondamentale considerarla come una strategia di riduzione del danno.

Queste forme di violenza si sviluppano in contesti di relazione intima e affettiva, spesso con uno storico di abusi che può durare anni. Il percorso per decidere di porre fine a un rapporto tossico è lungo e complesso, e richiede numerose considerazioni personali ed emotive. Fino a quel momento, durante un’aggressione fisica, la riduzione del danno rappresenta l’opzione più efficace e realistica.

Infatti, l'aggressore alterna spesso momenti di violenza a periodi di apparente calma. Una reazione impulsiva o attiva potrebbe aggravare la situazione, portando l'aggressore a rispondere con atti ancora più violenti. La posizione a "uovo" consente invece di gestire l’aggressione in modo passivo, con l’obiettivo di arrivare alla fine dell’episodio con il minor danno possibile.

Pur non essendo una soluzione definitiva, questa tecnica rappresenta una strategia di sopravvivenza essenziale in contesti ad alto rischio, dove l'obiettivo primario è uscire dalla situazione con la minima esposizione a pericoli maggiori.

Conclusioni

La violenza domestica è una forma di aggressione subdola, che richiede un approccio alla difesa personale centrato sulla riduzione del danno e sulla sicurezza a lungo termine. La priorità è proteggere l’incolumità fisica e psicologica della vittima nel momento dell’aggressione, evitando di peggiorare la situazione. Solo in seguito, attraverso un percorso di consapevolezza e supporto adeguato, è possibile pianificare una reazione o una via di uscita definitiva dal ciclo della violenza.

Ms Chatty Gipit

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